Gravidanza III trimestre

GLI ESAMI DEL TERZO TRIMESTRE

L’ultima ecografia viene effettuata durante il terzo trimestre nel corso della 32esima settimana ed è quella detta dell’accrescimento, poiché misura la biometria del feto per valutarne la crescita, la quantità di liquido amniotico e la sua posizione all’interno della placenta.

Tra la 35esima e la 36esima settimana sarà invece necessario effettuare un tampone vaginale e rettale per valutare l’eventuale presenza dello streptococco agalactiae di gruppo B.

Nel caso in cui dovessi risultare positiva, ti verrà somministrata una terapia antibiotica nel momento del travaglio o in caso di rottura prematura delle membrane, per evitare la trasmissione del batterio al bambino.
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PRESENTAZIONE PODALICA DEL FETO

Può capitare che durante il terzo trimestre il feto si trovi ancora in posizione podalica, cioè seduto a testa in su.
Esistono alcune tecniche per poterne favorire il capovolgimento, tra cui la moxicombustione, una pratica assolutamente indolore e non invasiva della medicina cinese che consiste nello scaldare un punto preciso del mignolo del piede con un bastoncino di incenso di artemisa. 

Secondo alcune ricerche questo metodo, se eseguito tra le 32 e le 37 settimane, garantisce un successo nel 70-80% dei casi.
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    In ospedale viene anche praticato il rivolgimento manuale esterno; una tecnica eseguita da ostetrici esperti per tentare di fare eseguire una capriola al feto in modo da fargli assumere la posizione corretta per un parto spontaneo.


    Esistono diverse controindicazioni alla sua effettuazione e alcune precauzioni da prendere, per cui a differenza della moxibustione deve essere valutata insieme al medico curante.

IL TRAVAGLIO

Il travaglio è diverso per ogni gravidanza e può avere inizio quindici giorni prima o anche dieci giorni dopo la data del termine. In ogni caso ci sono alcuni segnali, come le contrazioni, che possono guidarci all’inizio del travaglio.

Alcuni giorni prima dell’inizio del travaglio possono comparire dei dolori simili a quelli mestruali, che coinvolgono anche la parte bassa della schiena: è l'utero che si sta preparando.
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    È il periodo prodromico, durante il quale potresti avvertire una sensazione di peso nella parte inferiore dell’addome e a livello lombare ed avere lo stimolo ad urinare spesso. Riposando, facendo una doccia o un bagno caldo i doloretti dovrebbero passare.


    Prima del parto si verifica anche la perdita del tappo mucoso, un evento che non provoca dolore e si tratta di una perdita di consistenza gelatinosa, più densa delle perdite vaginali che compaiono in gravidanza, e può essere striata di rosa o di rosso.

    La sua insorgenza coincide con l’inizio delle contrazioni dolorose associate alle modificazioni anatomiche del collo uterino che via via si appiana e si dilata. Una nullipara potrà avere un travaglio di 6 ore, vale a dire più lungo di quello di una pluripara che si aggira invece sulle 2-3 ore.

    Per convenzione durante il travaglio di parto si distinguono tre stadi:


    • 1° stadio: dall’inizio del travaglio alla dilatazione completa della cervice (fase dilatante);
    • 2° stadio: dalla dilatazione completa della cervice al parto (fase espulsiva);
    • 3° stadio: dal parto all’espulsione della placenta (secondamento).

    Durante il primo stadio si distinguono inoltre una fase di latenza: dall’inizio di contrazioni uterine regolari all’inizio della fase attiva (3 - 4 cm. di dilatazione) ed una fase attiva: dai 3 - 4 cm. di dilatazione fino alla dilatazione completa. È perfettamente inutile precipitarsi all’ospedale, soprattutto se è vicino, al primo accenno di contrazioni.


    La frequenza va controllata misurando l'intervallo tra una contrazione e quella successiva; di solito, all'inizio è tra i 30 e i 15 minuti. La durata si calcola da quando comincia a quando finisce ogni singola contrazione. Di solito, all'inizio e di circa 15-20 secondi. É consigliabile andare in ospedale quando le contrazioni si succedono a circa una distanza di 5-10 minuti e quando hanno una durata di 40-50 secondi circa.

PARTO NATURALE E PARTO CERSAREO

In alcuni casi non è possibile procedere con il parto naturale ed è necessario ricorrere al cesareo: un intervento chirurgico.
Innanzitutto richiede l’anestesia spinale ed in alcuni casi quella generale, si procede quindi ad incidere la cute, la ciccetta sottocute, la fascia muscolare, i muscoli, per arrivare all’utero, per poter estrarre il neonato.
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    Tutti questi strati devono poi essere ricostruiti con punti di sutura riassorbibili, quindi diversi strati di punti che richiederanno tempistiche diverse da donna a donna per un ritorno alla normalità.

    L’utero è molto vascolarizzato, poiché per nove mesi ha collaborato insieme alla placenta a nutrire il tuo bambino.


    Sulla cute avrai poi delle graffette che potrebbero darti un po’ di fastidio e limitarti un po’ nei movimenti.


    Il cesareo deve essere eseguito solo in caso di reale necessità perché, anche se oggi è un intervento considerato di routine rimane comunque un intervento chirurgico.

L'ALLATTAMENTO

Dopo il parto ci saranno le ostetriche al tuo fianco per insegnarti come attaccare correttamente il tuo bambino al seno. 

Ci vuole pazienza e impegno, ma è una cosa così naturale che avverrà senza che tu te ne renda conto.
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    All’inizio il seno produrrà il colostro, composto da grassi, leucociti, proteine e carboidrati e ricchissimo di immunoglobuline, ovvero le prime difese che da mamma fornirai a tuo figlio. 


    Il colostro sarà la prima fonte di nutrimento del tuo bimbo, in attesa che arrivi il latte vero e proprio. Ci possono volere anche 5-6 giorni, per cui continua a provare e non farti influenzare e condizionare da tutto quello che sentirai da amici e parenti, vivi serenamente questo primo passo di conoscenza con il tuo bimbo, cerca di riposare quando lui riposa, bevi tanto e mangia sano.


    E se proprio non ci sarai potrai ricorrere al latte artificiale.

ACQUATICITÀ NEONATALE

L’acqua è l’ambiente in cui il tuo bimbo ha vissuto per nove mesi.
Se te la senti un’esperienza molto interessante è iniziare con lui piccolo a fare i corsi di coccole in acqua o acquamotricità, ovvero corsi in cui tu e la tua creatura vi immergete insieme in piscine calde e a misura di neomamma per ricreare un ambiente noto e per far sì che il tuo bimbo mantenga questo legame con l’acqua ed impari a nuotare fin da piccolo
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